Pubblichiamo la rubrica di Lodovico Festa contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Se un’impresa ha dato a un sindaco 300 mila euro per diventare il fornitore privilegiato (nel caso, di metano) di un comune, questo è un grave reato e va perseguito. Faremmo invece a meno di tutto ciò che al “caso Ischia” è stato attaccato da certi pm con seguito di addetti stampa: il carattere criminogeno delle cooperative cosiddette rosse (che paiono avere sostituito, almeno per un momento, i ciellini), l’attacco alle fondazioni succhiasoldi per conto di politici corrotti, giù giù fino ai libri di Giulio Tremonti e Massimo D’Alema (quest’ultimo anche spacciatore di vino). Che bello sarebbe vivere in uno Stato in cui chi ha la facoltà di sbatterti in galera non ha né la voglia né il potere di organizzare spettacolini come quelli descritti.
Sia ben chiaro, esistono eccessi di potere da parte di alcune (svariate) imprese della Lega delle cooperative (e in più di un’occasione Bernardo Caprotti ha avuto tutte le ragioni del mondo a lamentarsi), esistono fondazioni che agiscono più come vetrine narcisistiche di singoli politici che come veri soggetti culturali (anche se per esempio Italianieuropei è istituzione di notevole qualità culturale). Ma il folklore (dai libri ai vini) condito dalle intercettazioni che abbiamo ammirato in questi giorni (e qualche tempo prima contro Maurizio Lupi) in un Paese ordinato sarebbe oggetto d’intervento di chi ha il potere di iniziativa disciplinare sulle degenerazioni della magistratura. Concentrarsi solo sugli aspetti penali quando si affronta un supposto specifico reato dovrebbe essere la scelta minima ma necessaria in un Paese che si considerasse civile.
Naturalmente mentre il lavoro dei magistrati dovrebbe essere rigorosamente separato dagli spettacolini mediatici, la riflessione giornalistica e anche quella politico-culturale non possono non cercare anche nelle questioni penali materiale per riflessioni più ampie sul nostro Stato (così in crisi) e sulla nostra società (così tormentata). Ma ciò non c’entra con le gogne ad hoc di questi giorni.
Foto Ansa