Cristiano De Andrè canta del padre anche quando non ne parla esplicitamente. Ammette e poi nega, il cantautore, di parlare del grande Fabrizio, di avere fatto in “Invisibile”, uno dei brani che porterà a Sanremo, cenni al famoso papà. Più che altro parla alla Stampa di Genova, dell’eroina che era in città ad ogni angolo quando lui era un ragazzo.
GENOVA E IL PADRE. “Nella Genova dei miei vent’anni l’eroina era in ogni piazza. Era un’Italia clerico-fascista che non voleva cambiare, dalla quale noi volevamo solo scappare, anche magari nella droga. Questa canzone è per un mio amico che come tanti di noi non ce l’ha fatta. Eravamo gli invisibili perché molti di noi avevano genitori lontani, che non capivano e non volevano vedere”. Dice che l’ha salvato l’amore per gli amici, che gli sono sempre stati vicini. “Posso dire di aver davvero cominciato a camminare a 46, 47 anni, e ora ne ho 51”. Poi torna a parlare del padre, di quella famosa tourneè che fecero insieme, poco prima della sua morte: “Quando mi ha preso in tournée con lui è cambiato il nostro rapporto: siamo diventati colleghi, mi rispettava, avremmo scritto insieme qualcosa di bello. Ma quando ho avuto davvero mio padre come volevo, la storia non è andata più avanti, è morto. Con i concerti in cui cantavo le sue canzoni ho esorcizzato molte cose, e ora mi sento più sicuro”.