Francesco Nembrini, presidente della Federazione Opere Educative, responsabile dell’Ufficio scuola della Compagnia delle Opere, è stato in prima fila nella lotta contro le riforme scolastiche dei governi dell’Ulivo. A Rimini ha guidato l’incontro del Ministro Moratti con gli studenti. A lui Tempi chiede un giudizio sull’azione e sulle prospettive del nuovo ministero, per come si sono delineati in queste prime settimane di governo.
Allora, Francesco, come giudichi l’inizio del ministero Moratti?
Una rivoluzione copernicana. Siamo solo agli inizi, certo, le difficoltà sono enormi e gravissime, anche per i colpevoli ritardi accumulati in cinque anni di governi dell’Ulivo, che hanno cercato di dare ai problemi della scuola risposte rette da un disegno burocratico e centralistico; ma mi sembra di poter dire che la logica in cui si muove il Ministro Moratti è una logica che a viale Trastevere non si era mai vista, nemmeno ai tempi dei ministri democristiani.
E sarebbe?
C’è una frase che il Ministro ha ripetuto più volte, come un ritornello, nei suoi interventi al Meeting: “La pubblica amministrazione è al servizio dei cittadini”. Certo, può suonare come uno slogan, ma inserita nel contesto dei primi atti del dicastero indica la volontà di un preciso mutamento di rotta. Fino ad oggi la scuola è stata governata come un’enorme macchina, in cui al centro non c’erano i bisogni degli studenti e delle famiglie, ma appunto il funzionamento della macchina. Pensiamo al reclutamento degli insegnanti e al “balletto” delle cattedre a inizio anno: l’importante non era che gli studenti avessero gli insegnanti in classe, ma che fossero rispettate delle regole procedurali. Che queste impedissero di fare scuola era un problema secondario. I decreti sui supplenti e sull’immissione in ruolo degli insegnanti vanno per la prima volta in direzione opposta.
Ma anche l’Ulivo ha insistito molto sull’autonomia degli istituti scolastici
E gliene siamo grati. Solo che si è fermato alle enunciazioni di principio. Lo stesso vale per le altre grandi riforme, il riordino dei cicli e la parità. In cima alle leggi stanno scritte affermazioni bellissime, che sottoscriverei in pieno, sulla centralità della persona, o sul fatto che il sistema nazionale di istruzione è composto a pari titolo dalle scuole statali e da quelle paritarie. Solo che poi il seguito non tira le conseguenze coerenti con le premesse. La preoccupazione di salvaguardare una soffocante uniformità ha impedito di svolgere le premesse di libertà che pure si sono volute enunciare.
Ma anche il Ministro Moratti ritorna sovente sul concetto di pari opportunità
Pari opportunità non significa uniformità. La riforma della secondaria voluta dall’Ulivo per esempio tendeva a ridurre al minimo le differenze fra i diversi tipi di scuola. L’idea del Ministro Moratti è che occorra salvaguardare differenze e specificità, dando a ogni ordine di scuola la stessa dignità educativa.
Ma a voi la cosa che interessa di più è la scuola privata…
Non è vero. A noi interessa la libertà. La libertà di tutti i soggetti, genitori, studenti, insegnanti, dentro e fuori la scuola di Stato. Ci interessa una scuola davvero libera, perché solo nella libertà può avvenire il miracolo di un rapporto educativo. Certo, in questo quadro il fatto che venga salvaguardata la possibilità che i genitori scelgano liberamente la scuola senza oneri economici è fondamentale. Ma l’importante è che siamo in presenza di una concezione radicalmente nuova del rapporto fra Stato e cittadino. Ricorderai la celebre intervista in cui De Mauro diceva che l’insegnante avrebbe dovuto portare i suoi studenti agli obiettivi «che io, Stato centrale, ti dico».
Certo…
Ebbene, il Ministro Moratti, in un passaggio poco ripreso dalla stampa, ha voluto sottolineare che lo Stato non ha il compito di rispondere alle domande dei giovani, ma deve porre le condizioni per cui chiunque ha una risposta da offrire possa farlo. Se non è una rivoluzione copernicana questa…
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi