Nella legge di stabilità il premier Enrico Letta ha fatto “sparire” il buco di bilancio dell’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale, pari a oltre 25 miliardi di euro, accorpato a suo tempo con l’assorbimento dell’Inpdap, l’ente di previdenza dei dipendenti pubblici, voluto dal governo Monti per creare quello che è stato ribattezzato come “SuperInps”. La «pregressa passività patrimoniale ex-Inpdap», ha fatto sapere l’agenzia di stampa Ansa, è stata «neutralizzata» grazie «a un intervento tecnico-contabile». Proviamo, però, a capire meglio di cosa si tratta.
IL DEBITO DELL’INPDAP. Sono 25,2 i miliardi di euro che l’Inps ha in pancia e che sono stati accumulati negli ultimi vent’anni per pagare le pensioni ai dipendenti statali da quando venne istituito l’Inpdap nel 1994. Se prima della creazione dell’Inpdap, infatti, i dipendenti pubblici ricevevano la pensione direttamente dalle Amministrazioni statali, quando fu istituito l’Inpdap, e le sue casse erano inevitabilmente vuote, il nuovo ente non poteva far fonte al pagamento dello stock di pensioni già in essere. Lo Stato, pertanto, si impegnò a trasferire annualmente 14 mila miliardi delle vecchie lire per pagare le pensioni agli statali. Uno stanziamento che, nel frattempo, si è tradotto in 8 miliardi di euro circa l’anno, che sono andati poi a costituire proprio quel debito che il “SuperInps” voluto da Mario Monti si è portato in pancia accorpando l’Inpdap. Un buco, da oltre 25 miliardi di euro, appunto, che ora Letta vuole “cancellare” con un colpo di spugna.
LA “MAGIA” DI PRODI. Ma tali disavanzi, che ora sono confluiti nella cosiddetta gestione ex-Inpdap dell’Inps, dipendono, oltreché da aspetti di carattere strutturale e permanente, anche dalla legge finanziaria del 2008. Lo ha ricordato recentemente a tempi.it Giuliano Cazzola. Con quella legge, infatti, il governo Prodi e l’allora ministro dell’economia Tommaso Padoa-Schioppa trasformarono in anticipazioni di tesoreria (e quindi in debiti dell’Inpdap verso lo Stato) gli iniziali trasferimenti (e quindi crediti) che, invece, lo Stato aveva stanziato per far fronte ai pagamenti delle pensioni dei dipendenti pubblici. L’Inpdap, così, si trovò a passare, dalla sera alla mattina, dall’essere creditore a debitore nei confronti dello Stato. Una piccola “magia” che, ha spiegato sempre Cazzola in suo editoriale per Adapt, venne orchestrata per «alleggerire di qualche miliardo la posizione debitoria del bilancio dello Stato presso gli occhiuti censori di Bruxelles».
LETTA COME PRODI E D’ALEMA. A ben vedere, però, «la pratica di erogare coperture tramite anticipazioni anziché trasferimenti è vecchia come il cucco», scrive Cazzola. «Il Tesoro», infatti, vi aveva già «fatto ricorso in passato per finanziare, in parte, la spesa assistenziale sostenuta dall’Inps, tanto che l’Istituto aveva accumulato una situazione patrimoniale deficitaria per 160 miliardi di lire, poi azzerata nel 1998 grazie all’azione dell’allora ministro» dell’Economia Carlo Azeglio Ciampi, del governo D’Alema. Una misura che, anche allora, servì a volgere «in positivo il bilancio dell’Inps, fino ad allora deficitario, grazie a un marchingegno solo finanziario». Lo stesso marchingegno che qualche anno più tardi utilizzò Prodi e che ora anche il governo Letta sembra voler adottare.