Aborto in Cina. Si parlava di 330 milioni di aborti. Ora il governo conferma i numeri, rivelando che l’approssimazione va fatta per eccesso visti i molti casi non registrati. Si parla, infatti, di 400 milioni finora sbandierati come un successo dalla Repubblica Popolare cinese, che dal 1979 a oggi ha adottato la politica del figlio unico.
MENO 1/3 DELLA POPOLAZIONE. Così la popolazione cinese si è ridotta di un terzo in soli 30 anni. Ma i dati diffusi qualche giorno fa dal governo dicono di più: nello stesso periodo 196 milioni di uomini e donne cinesi sono stati sottoposti a sterilizzazione, mentre 403 milioni di donne hanno usato le spirali intrauterine per evitare la gravidanza. La politica demografica di Deng Xioaping, in concomitanza all’apertura economica del paese, ha generato migliaia di vicende personali drammatiche, che di tanto in tanto riescono ad arrivare sulle cronache internazionali. Ora è più evidente il dramma collettivo. Infatti, sebbene non siano mancate le nascite illegali, ora la Cina sta pagando i danni di questa politica anche nei termini per cui l’aveva voluta, quelli economici. Non a caso, domenica scorsa, si è chiuso il diciottesimo Congresso nazionale del popolo a Pechino con l’annuncio dello scioglimento della Commissione per la pianificazione familiare, accorpata nel ministero della Sanità.
CAMBIO DI ROTTA? Nessuna rottura rispetto all’ideologia passata, nessun apprezzamento della vita umana, ma il partito si sta accorgendo dell’innalzamento dell’età media e che una prole sempre meno numerosa diventa un pericolo grave per l’economia del paese. Tanto che già a fine ottobre scorso, in un rapporto della Fondazione governativa per la ricerca sullo sviluppo, si parlava di allargare il numero dei figli a due per arrivare alla piena libertà di procreare nel 2020. Li Jiamin, uno degli autori del rapporto, ha dichiarato che «se la Cina conferma la politica del figlio unico, avremo una situazione negativa quanto quella dell’Europa meridionale e gli anziani rappresenteranno un terzo della popolazione entro il 2050».
UNA STORIA EMBLEMATICA. Resta la contraddizione emblematica nella vicenda di Cao, una donna cinese incinta di 5 mesi, che nel giugno scorso era stata maltrattata dagli ufficiali del governo che volevano forzarla ad abortire. Tuttavia, vista la mancanza di spazio in ospedale, la donna era stata trasferita in albergo e la sua vicenda era stata denunciata. A quel punto Bob Fu ,presidente dell’associazione ChinaAid, aveva personalmente contattato gli ufficiali governativi e un membro del congresso americano, Chris Smith, aveva fatto lo stesso. Il governo si era fermato e il 15 ottobre scorso il bambino, Dhai (che significa “aiuto da oltreoceano”) è nato. La donna ha inviato una lettera di ringraziamento a Smith. Il governo, pur avendo ceduto, non ha riconosciuto il bambino come un suo cittadino con pieni diritti. Anzi, Cao dovrà pure pagare una multa di 15 mila dollari allo Stato.