“Non si riesce nemmeno a comprendere come un solo ispettore possa da solo effettuare tutte le verifiche indicate in quel documento”, sono diversi giorni che don Bruno Bordignon, segretario delle scuole salesiane del Cnos-Fap rigira tra le mani la direttiva del ministero delle Finanze. “In ogni caso lo stiamo analizzando perché in quel testo ci sono elementi inquietanti sui quali bisognerà far chiarezza. Dico solo che non chiediamo l’impunità da ogni regola, ma esser trattati come le scuole di Stato. A quel punto si vedrebbe chi è più in ordine… Il punto è che questi controlli partono sempre dal presupposto che siamo tutti dei delinquenti”. Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Stefano Versari, presidente dell’Agesc, l’Associazione genitori scuole cattoliche: “L’assioma è sempre quello: scuole non statali, uguale diplomifici creati per volontà di lucro e per evadere il fisco. Simili blitz si adottano solo nei confronti dei delinquenti e perdipiù negli orari di massima attività, quando ci sono gli studenti, il che ha l’aria di una violenza contro i ragazzi che hanno diritto di frequentare la loro scuola liberamente e senza intimidazioni. Le verifiche ci vogliono, sia chiaro, ma su tutte le scuole e compiute dagli organi deputati. Sguinzagliare così la finanza è roba da stato di polizia”.
Franco Nembrini, presidente della Federazione opere educative si dice “preoccupatissimo perché nel generale clima di intimidazione verso la scuola libera che si respira, c’è da temere che una simile direttiva preluda a un attacco frontale. Mi auguro di sbagliarmi e che si tratti di normali controlli. In tal caso non temiamo nulla perché le nostre scuole sono in ordine come e più di quelle statali. Comunque ci accerteremo che un simile provvedimento non sia in contrasto con la legge sulla privacy: a momenti non si può tenere in tasca neanche il numero di telefono della moglie e questi hanno il diritto di aprire la posta e accedere agli archivi degli studenti?”.