Nel bene e nel male (ma più bene che male) in questo momento tutti stanno parlando del suo ultimo film, Dunkirk. Che esplora una fase poco conosciuta della Seconda Guerra Mondiale, quella in cui a inizio conflitto, nel 1940, 400.000 soldati britannici furono spinti dalla dilagante forza tedesca sulla costa settentrionale della Francia, a Dunkerque, appunto (il titolo si riferisce a come gli inglesi scrivevano e pronunciavano questo nome), e lì questi attesero e lottarono per essere ripresi dai loro connazionali, militari o civili che fossero, distanti solo i km della Manica. Materiale da cui il regista ha tratto una potente storia di cruda e commovente sopravvivenza, solidarietà, patriottismo.
Ma chi c’è dietro a questo film e ai precedenti di questo regista, altrettanto attesi, discussi, acclamati (Inception, Interstellar, la trilogia di Batman)? Chi è Christopher Nolan?
DOCUMENTI PREGO. La sua doppia cittadinanza, americana e inglese (è nato a Londra il 30 luglio 1970 da padre inglese e madre americana) e il fatto di essere cresciuto da entrambe le parti dell’Oceano fa di lui sin dagli esordi un autore molto inglese per essere americano e molto americano per essere inglese. Laurea in Letteratura inglese in tasca, e nessuna vera e propria “scuola di cinema” frequentata, è europeo nell’approccio simbolico alle storie e ai personaggi: più che uomini e donne con precise caratterizzazioni psicologiche, i suoi protagonisti sembrano più “prototipi” di cui il regista si serve per chiedere e chiedersi “cosa farebbe l’“Uomo” se si trovasse in questa o in quest’altra situazione? Cosa abbiamo di fronte e chi siamo noi?”. Un cinema che ha l’aspirazione (la pretesa?) di non finire quando si riaccendono le luci in sala, ma di continuare anche in seguito a pungolare, stimolare, se non far arrabbiare (non mancano i Nolan-haters, alcuni dei quali gli hanno però reso tributo dopo Dunkirk, altri dopo quest’ultimo film si sono accesi più che mai). Al tempo stesso, Nolan è uno dei registi cui i produttori affidano ancora (in tempi cauti anche per il cinema) molti, moltissimi soldi per realizzare i suoi film. E lui li spende fino all’ultimo centesimo per effetti quasi tutti “realistici”, ovvero non realizzati in CGI (effetti creati al computer), da lui non amata, ma con ricostruzioni, stunt, marchingegni vari che fanno sembrare i personaggi volare e capovolgersi, riprese aeree, riprese subacquee e quant’altro. I suoi film possono in questo senso definirsi a giusta causa kolossal, nel budget e nella visione (riprese maestose, campi lunghissimi, spettacolarità livello 10). Insomma, fa delle “americanate europee”.
RITRATTO DI FAMIGLIA. Più che portarsi il lavoro a casa, Nolan ha portato la casa al lavoro. La moglie (per ora l’unica e da cui ha avuto i quattro figli Flora, Rory, Oliver e Magnus) si chiama Emma Thomas, di mestiere fa la produttrice, e con lui ha fondato una casa di produzione, Syncopy, con cui producono tutti i di lui lavori a partire dal primo, Following, thriller del 1998 in bianco e nero su uno scrittore che spia sconosciuti per trarne materiale per i suoi romanzi (eccezione: Insomnia, 2002, con Al Pacino, Robin Williams – qui per l’unica volta nella sua carriera “cattivo” – e Hilary Swank, su una coppia di detective che cercano di fare luce sull’omicidio di un’adolescente in una nebbiosa città nel nord degli Usa). Il fratello minore Jonathan è sceneggiatore e ha collaborato a molti suoi film (tra i quali il suo secondo lungometraggio, Memento, con Guy Pearce, su un uomo con disturbo della perdita di memoria a breve termine che cerca di scoprire chi ha ucciso sua moglie), oltre a essere coautore della serie tv di successo Westworld. Anche nei suoi film la famiglia gioca sempre un ruolo importante nello snodo delle vicende. È il punto da cui partono (o per cui partono) i suoi personaggi per viaggi interstellari (Interstellar, 2014, con Matthew McConaughey), discese nei sogni (Inception, 2010, con Leonardo DiCaprio), scambi di personalità (l’inquietante The Prestige, 2006, con Christian Bale e Hugh Jackman), lotta al crimine (trilogia di Batman che ha per protagonista di nuovo Bale: Batman Begins, 2005, Il cavaliere oscuro, 2008, con Heath Ledger, Il cavaliere oscuro – Il ritorno, 2012, con Tom Hardy). O semplicemente sopravvivere (Dunkirk). Si è indecisi (e l’autore lascia volutamente indecisi) se affermare che egli parte dal concetto della famiglia per costruirci intorno storie spettacolari o se queste storie spettacolari e contorte servano solo per sottolineare l’importanza che per lui ha la famiglia. Mira all’effetto e un significato deve pur mettercelo o è fermo nella convinzione dell’importanza degli affetti ma non vuole rischiare di essere sentimentale (spesso lo si è accusato di “freddezza”)? Nell’attesa di chiedere alla moglie come si sia dichiarato (mazzo di rose rosse e cena o l’ha portata a uno retrospettiva su Kubrick?), concluderemo empiristicamente che forse Christopher Nolan è solo un po’ timido.
CARI MAESTRI. Già, Kubrick. In confronto a lui il pur composto Nolan è un gran chiacchierone, se si considera che il primo non ha praticamente mai rilasciato interviste in quasi 50 anni di carriera. Sono proprio lui e Ridley Scott (registi con cui condivide anche il fatto di non aver vinto – non ancora – l’Oscar come miglior regista) che Nolan ha più volte dichiarato di tenere come punti di riferimento. Non stentiamo a crederlo visto che i due sono tra i registi che più e meglio hanno elevato il genere fantascienza da puro intrattenimento a esperienza metafisica, proprio l’attitudine con cui il regista britannico ci ha propinato, tra gli altri, gli ingarbugliamenti (logicissimi) di Inception e Interstellar. «Dal punto di vista del racconto, dal punto di vista della regia, c’è una cosa che associo a ciò che fa Kubrick» ha dichiarato a Entertainment Weekly nel 2013 «ed è la calma. C’è una tale intrinseca calma e una tale intrinseca fiducia in un’immagine potente, che [Kubrick] mi fa provare imbarazzo per il mio stesso lavoro, in termini di quante riprese, quanti effetti sonori, quale numero di diverse cose diamo in pasto al pubblico pur di ottenere una buona impressione. Ma con Kubrick c’è una tale grande fiducia nel fatto che esista un’immagine corretta che con calma spieghi qualcosa al pubblico. […] C’è fiducia nel semplice raccontare storie e nel semplice realizzare immagini che davvero fa prendere abbastanza confidenza nel provare ed emulare». Anche detto: non importa se sei scoraggiato perché hai fatto mille riprese e ancora non sei soddisfatto (per la gioia di troupe e cast), la ripresa perfetta, quella che spiega tutto, verrà. Abbi fiducia. Il cinema nella sua stessa essenza ti esaudirà. Amen.
A Forbes nel 2015, invece, Nolan raccontò che il ricostruire “davvero” gli ambienti in cui doveva muoversi il protagonista di Batman Begins (con tanto di ricostruzione delle strade di Gotham City) faceva parte di una ricerca di verosimiglianza ispiratagli da Ridley Scott: «Blade Runner è un chiaro esempio di come puoi imbracciare la cinepresa e buttarti a terra e sporcarti… e così avviluppare davvero il pubblico nell’atmosfera del mondo che stai cercando di ricreare. Abbiamo senz’altro cercato di emulare quello stile». Perché così come per Scott, anche per Nolan, quel Nolan che per Dunkirk ha messo i suoi attori davvero in barche e navi da guerra e ha fatto davvero volare sulle loro teste dei veri Spitfire e dei veri Messerschmitt, realismo e autenticità non sono dei particolari trascurabili: sono essenziali per far essere lo spettatore lì dove lui vuole condurlo. Un’esperienza che può verificarsi solo nel buio della sala cinematografica, convinzione questa che ha portato il regista ad esprimere disappunto in diverse interviste per la piega streaming che il cinema di oggi sempre più sta prendendo. Chissà che fatica, Mr. Nolan, avere a che fare con la Netflix-generation.