Andare con un trans? Nulla di anomalo. E se qualcuno ritiene che non stia bene? Se taluno osa opinare che l’insistenza lobbistica del fronte gay rischia un effetto boomerang? Va sanzionato subito e senza discutere. È bastato un rapido richiamo dell’onorevole Michaela Biancofiore alla normalità del comportamento sessuale per estrometterla dalle Pari opportunità, dipartimento che così si conferma istituzionalmente delegato alla promozione dell’ideologia del gender.
Chissà se la deputata conosce un documento, ancora in bozza ma prossimo al varo, redatto proprio da quel dipartimento col contributo delle associazioni “di settore”, che delinea una strategia di propaganda del gender anche nelle scuole: con questi lavori in corso, come immaginava di poter andare proprio lì? Non sono trascorsi molti anni da quando, nel 2004, per ragioni analoghe a Rocco Buttiglione fu impedito di diventare commissario europeo. Nell’identità del messaggio interdittivo, si colgono delle differenze: all’epoca vi fu una discussione accesa, con più voci a sostegno dell’esponente Udc; ora il tutto è rubricato come incontinenza da intervista, senza neanche sfiorare il merito.
Nel 2008 il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna fu aggredita mediaticamente per aver criticato i modi del Gay pride; ma nessuno si è sognato di revocarle la delega. Oggi l’incarico viene tolto senza che nessuno batta ciglio. Non è un buon precedente per le sorti dei princìpi di diritto naturale: non si tratta di tollerare il dileggio né di avallare discriminazioni reali; si tratta di poter dire in libertà che la famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna merita una considerazione maggiore rispetto all’unione di fatto fra persone dello stesso sesso. Che si perda il posto perché si è convinti di questo dovrebbe allarmare le persone di buon senso.