C’è il gatto Tommasino, nato in cassonetto e diventato ricco grazie all’eredità lasciata dalla ricchissima padrona. C’è la signora obesa costretta a comprare due biglietti di una compagnia aerea. Ci sono le suore fermate mentre viaggiavano a 180 km all’ora, per andare a vedere il Papa. L’elenco è lungo anni, ed è culminato nella storia dei due sposini che avrebbero perso il loro bambino durante il naufragio della Costa Concordia. Dopo che Striscia la Notizia ha smascherato tutta una serie di anomalie (quelli in studio erano figuranti, peraltro diversi a seconda del tipo di puntata in cui andavano a recitare la parte) si è creata una cappa di imbarazzo attorno alla figura di Giacinto Canzona, avvocato, che ha detto di essere il legale dei due giovani innamorati in crociera. Perché in studio non ha protestato, trovandosi di fronte a degli attori? E da quanti anni le trasmissioni televisive attingono a man bassa al suo bacino di storie boccaccesche, nonostante le cronache lo avessero già dipinto, anni orsono, come un personaggio non particolarmente affidabile?
Caduto il velo, il mondo della televisione ha dovuto passarsi una mano sulla coscienza e tranquillizzare i telespettatori. L’operazione culmina a Pomeriggio Cinque, dove Barbara D’Urso invita l’avvocato in studio (lui, ovviamente, non si presenta, ma parla in collegamento video). Nel corso dell’accesissimo diverbio, Canzona urla: «Striscia grazie a me ha raggiunto 10 milioni di telespettatori» e se la prende con le «comparsette ammaestrate» del pubblico. Nel frattempo la conduttrice lo accusa di aver preso in giro gli italiani. Lui scatta: «Lo sapevate, non nascondetevi dietro ad un dito, perché non posso pensare che una trasmissione non possa sapere che Gabriele Bezzoli fosse una comparsa». Ma è l’avvocato che ha ingannato la Tv, o piuttosto è la Tv che si è fatta ingannare molto volentieri, e a più riprese?
Restano una serie di considerazioni, legate anche al mondo della carta stampata. Perché il sistema informativo è così perforabile da bufale come questa? Si tratta di fretta, di mero appiattimento? Certo, il web ha incrementato il fenomeno del copia-incolla. Ma possibile che anche le agenzie di stampa, come riportava già nel 2009 il Secolo XIX (sembra che l’Ansa di Napoli avesse inviato per sbaglio un “lancio” con scritto in fondo “cordiali saluti Giacinto Canzona”) rimandassero in rete le segnalazioni dell’avvocato senza verificare nulla? Vero è che i protagonisti delle vicende, il più delle volte, chiedono il rispetto della privacy, ed è esattamente il meccanismo che l’avvocato laziale sfrutta, da anni, prendendosi gioco del sistema mediatico tutto. I famosi “nomi e cognomi” non ci sono, ma la storia è curiosa, fuori dalle righe, accattivante. Quindi si pubblica, quindi ci si crea una puntata in qualche contenitore pomeridiano. Le notizie che il giovane avvocato sceglie di dare sono il sogno di ogni testata on-line che sui click deve campare: rigorosamente fuori dai palazzi, fatte di ingredienti semplici, gusto del paradosso, in grado di stuzzicare la curiosità del lettore.
Di certo Canzona i meccanismi dei giornali li sa sfruttare molto bene. E anche quelli televisivi, che però sono più rischiosi. Senza lo smascheramento dei figuranti, la notizia dell’aborto causato dalla Costa Concordia sarebbe girata chissà quanti mesi ancora. In realtà sembra che nessuna coppia di sposini, registrata nell’elenco passeggeri, corrisponda alla descrizione fatta dall’avvocato. Che ha messo in piedi una vera e propria squadra di figuranti ad hoc. L’ultima volta che ha raccontato la storia di una signora e delle sue protesi a rischio tumore, portandola nei salotti televisivi, è saltato fuori che la donna in questione altro non era che la sua vicina di casa.
twitter: @SirianniChiara