Duck Dynasty, seguitissimo reality show americano, è stato sospeso dopo l’intervista di Phil Robertson a GQ in cui esprimeva, in modo assai colorito, le sue opinioni contro l’omosessualità. A difendere lo show è stata l’intellettuale atea, femminista e lesbica Camille Paglia (qui la sua intervista a Tempi). Mesi fa lo show, che contava una media di 11 milioni di telespettatori a puntata, era già stato duramente criticato perché mostra una famiglia in cui si prega Dio e in cui il padre insegna ai figli esserci una differenza tra «il bene e il male». Giovedì scorso Paglia, ospitata dalla trasmissione radiofonica di Laura Ingraham, la giornalista politica più seguita negli Stati Uniti, si è scagliata contro il potere «politicamente corretto», per cui «non esiste più la libertà». Un potere che è «ormai completamente fascista, completamente stalinista».
«QUESTA NON È DEMOCRAZIA». «Io posso parlare con autorevolezza, perché mi sono dichiarata omosessuale prima della Stonewall Riots (la rivolta di New York che rappresenta l’ingresso dell’attivismo gay nella cultura moderna, ndr), quando essere così ti costava ancora qualcosa. E perché personalmente, in quanto liberal, sostengo che le persone devono avere il diritto alla libertà di pensiero e di parola», ha chiarito Paglia. In relazione al caso Duck Dynasty, il cui protagonista è stato definito “omofobo” perché ha chiamato innaturale l’omosessualità, la femminista ha sottolineato: «In un Paese democratico le persone devono avere il diritto di essere “omofobe” come quello di difendere l’omosessualità, come faccio io». Al contrario? «Si sta negando la libertà religiosa».
Durante l’intervista Paglia ha ricordato che il protagonista del reality ha subìto critiche violentissime per non aver nascosto la sua opinione personale sull’omosessualità rispondendo alle domande di un giornalista. «Ha semplicemente espresso le sue idee in un’intervista – ha continuato Paglia –. È questo il livello punitivo del politicamente corretto, completamente fascista, completamente stalinista, che i miei colleghi liberal del partito democratico e delle università hanno supportato e promosso negli ultimi decenni». Questa, ha continuato, «è l’unica eredità rimasta della libertà di parola dal 1960, che è stata persa dal mio stesso partito».
L’INTOLLERANZA GAY. Rispondendo alla Ingraham Paglia ha ribadito che, pur essendo atea, lei rispetta la religione e che prova frustrazione di fronte «all’intolleranza degli attivisti gay che cercano di mettere a tacere l’opposizione». Ha chiarito che «questa intolleranza degli attivisti gay verso l’intera gamma dei valori umani comuni è un segno di immaturità e di infantilismo». E ha aggiunto che «questa è la ragione per cui non c’è più vita culturale negli Stati uniti, per cui non emerge più nulla di interessante, in termini di critica culturale, dai più grandi organi di stampa».
Per lo stesso motivo, ha concluso Paglia, anche i laureati più brillanti «sono degli analfabeti culturali, perché non sono stati educati a rispettare le posizioni opposte alle loro». Infine ha criticato ancora il movimento omosessuale, «nelle mani di fanatici che hanno semplicemente traslato quello che era il credo religioso dei loro genitori in un movimento politico».