Il viaggio tra le celle di san Vittore ha messo a dura prova i membri della Commissione speciale carceri di Regione Lombardia. Dopo Stefano Carugo e Enrico Marcora tempi.it ha ascoltato il racconto di Fabio Pizzul, consigliere regionale del Partito Democratico che ha definito «drammaticamente cronica» la situazione dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria.
Uno spettacolo da film dell’orrore dietro le mura di San Vittore.
Purtroppo sì. Le celle sono sovraffollate, ci sono troppe persone e nei raggi non ristrutturati la situazione è al limite. Ai piani alti l’acqua arriva a fatica a causa di condutture vecchie che la disperdono. Questo significa che molti detenuti non possono fare la doccia anche per un giorno intero. I bagni, poi, se così si possono definire, non sono nemmeno separati dai letti. La struttura porta chiaramente su di sé il peso degli anni.
Come si è arrivati a questo punto?
Purtroppo i direttori delle carceri italiane hanno a che fare con budget ridicoli, praticamente azzerati, con cui a malapena riescono a coprire i costi di gestione. Prima di andare a San Vittore, ho visitato assieme ai miei colleghi il carcere di Canton Mombello di Brescia. Qui i materassi sono stati acquistati da alcuni membri della società civile, associazioni no profit e imprese, il carcere non aveva abbastanza soldi a disposizione.
Avete parlato con i detenuti?
Abbiamo parlato sia con loro che con gli agenti di polizia. Si lamentano per il caldo, che li costringe a giornate estenuanti. Nelle celle le finestre non si posso aprire, perché toglierebbero spazio vitale, quindi si tolgono direttamente i vetri e la conseguenza è l’invasione di scarafaggi e insetti di varia natura. L’ora d’aria con questo caldo è un tormento e molti detenuti preferiscono rimanere in cella. Tutto ciò in uno spazio angustissimo.
Non va meglio agli agenti di polizia.
Sono davvero in difficoltà e soffrono esattamente come i detenuti, con la differenza che loro sono in carcere per lavorare. Sono pochi e devono gestire tutti quei carcerati e non hanno nemmeno gli strumenti fondamentali per fare bene il loro mestiere. Molto spesso sono costretti a comunicare urlando perché non ci sono dei cordless. Il vero tormento lo vivono nelle garitte di vedetta: 12 ore sotto il sole cocente senza nemmeno un ventilatore.
Ha avuto modo d’incontrare anche Antonio Simone?
Sì, lo abbiamo salutato e ci siamo trattenuti qualche minuto con lui. Stava scrivendo una delle lettere indirizzate a tempi.it, mentre i suoi cinque compagni di cella rimanevano in piedi per permettergli di star seduto. Lo abbiamo visto impegnato a non lasciarsi andare all’inerzia della carcerazione, capace di mantenere un suo spazio e una sua dignità personale. Anche il rapporto con i suoi compagni di cella ci è sembrato umano. Vanno d’accordo, anche se loro fumano e lui no.
Come fare per migliorare la condizione delle carceri?
Partendo dal presupposto che la carcerazione non è l’unico strumento per espiare la pena e che molto spesso la magistratura abusa della carcerazione preventiva. Bisognerebbe applicare con maggior frequenza la pena alternativa, che tra l’altro è lo strumento migliore per accompagnare i detenuti nella vita sociale e lo dimostrano i bassissimi tassi di recidiva. Certo, la detenzione in alcuni casi è l’unica pena applicabile, ma c’è modo e modo di espiare la propria colpa dietro le sbarre e il carcere di Bollate lo dimostra. È una struttura che funziona benissimo e dove vige il regime delle celle aperte, che non è contro la legge, anzi è previsto dal nostro codice. Il nuovo provveditore Aldo Fabozzi, che sostituisce Luigi Pagano, ha intenzione di applicare una circolare del novembre 2011, per l’applicazione di un regime di media sorveglianza, a tutte le carceri lombarde. Il che significa celle aperte per la maggior parte della giornata.
Sarebbe applicabile anche a San Vittore?
Purtroppo no e nemmeno a Canton Mombello. Il sovraffollamento e i corridoi angusti renderebbero il tutto troppo difficile da gestire. In quel caso meglio tenere le porte chiuse.
La carcerazione preventiva, invece, meriterebbe un discorso a parte.
La magistratura la usa con troppa facilità e spesso finiscono in carcere persone innocenti. La sua applicazione andrebbe ripensata, anzi più in generale bisognerebbe pensare a una riforma del codice penale, che identifichi la detenzione come extrema ratio.
Intanto un piccolo passo la Regione l’ha compiuto. Presto a San Vittore arriveranno i ventilatori.
Sono state stanziate alcune decine di migliaia di euro. Speriamo di portare un po’ di sollievo ai detenuti e ai poliziotti.