Per aprire questo blog sono andato a cercare un po’ di blu dove ce n’è in abbondanza: nell’Oceano Pacifico. Ho trovato la storia di Frank, un tizio della Nuova Zelanda con un cancro. Rimanendogli solo due mesi di vita, così gli avevano detto i medici, il nostro ha pensato bene di vendere tutto quello che aveva, di indebitarsi e di spassarsela alla grande nell’ultimo scampolo di esistenza.
Frank è andato su un’isola delle Fiji e per due mesi non ha fatto altro che trombare, mangiare, ubriacarsi, prendere il sole, fare surf: un inno alla vita in attesa della morte. Il fatto è che, terminato il tempo e i soldi, stava ancora bene; è tornato allora in ospedale.
Con un certo imbarazzo i medici hanno dovuto ammettere di essersi sbagliati, non aveva il cancro, avevano scambiato la sua cartella clinica con quella di un altro. A questo punto Frank si è incazzato di brutto, per non essere morto; già, perché adesso non gli era rimasto nulla se non una vita sana e un bel po’ di debiti da ripagare. Inutile dire che ha intentato una causa legale milionaria.
Pare una vicenda insolita, ma è più comune di quello che sembra. È la storia di chi pensa che la vita e il mondo siano di sua proprietà, che la vita e il mondo esistano solo per il tempo della propria sopravvivenza. Prendere tutto quello che si può prendere e poi chissenefrega.
È la storia di chi crea derivati finanziari burla e poi chissenefrega di chi li compra; di chi genera un debito pubblico abnorme e poi chissenefrega di chi lo paga; di chi condivide su facebook una battuta idiota sul Papa e chissenefrega se è una balla, fa ridere.
Fossi il giudice non darei ragione a Frank ma, si sa, i giudici fanno un altro lavoro e chissenefrega della giustizia. A me, allora, non resta che ringraziarvi per avermi letto e festeggiare questo esordio: “Champagne per tutti!”. Qualcuno lo pagherà.