L'antico splendore dello Chat Noir in mostra al Museo di Montmartre
Nella butte di Montmartre, la collinetta nel 18esimo arrondissement da cui l’imponente la Basilica del Sacre Coeur domina Parigi, alla fine dell’Ottocento sorgeva un luogo di ritrovo per poeti e pittori bohémien, lo Chat Noir, cabaret d’avanguardia di enorme successo diventato subito leggenda. Si ritrovavano li, in quella che oggi è rue Victor-Massé, Paul Verlaine, Erik Satie, Claude Debussy, Paul Signac e sorseggiavano l’assenzio, il solito di Victor Hugo, servito in coppe d’oro, assistendo a spettacoli di cabaret e al teatro di ombre a colori. Ed è proprio li che Odette si reca insieme a Charlus in un episodio di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. «Le Chat Noir è uno dei più straordinari cabaret del mondo. C’è chi socializza con i più importanti uomini di Parigi, e chi incontra stranieri da ogni angolo del mondo… E’ il più grande successo del secolo! Entrate! Entrate!» gridava Adolphe Salis – il fondatore del locale – ad affezionati e avventurieri a caccia di ironia, satira e humor.
Un posto dove si incontrarono stili e stravaganze agli antipodi, che il Museo di Montmartre fa rivivere nella mostra Autour du Chat Noir. Arts et Plaisirs à Montmartre 1880-1910, aperta dal 13 settembre 2012 al 13 gennaio 2013 al 12 di Rue Cortot, che ricostruisce attraverso le opere di circa duecento artisti, da Henri de Toulouse-Lautrec a Edouard Vuillard a Théophile-Alexandre Steinlen, ad Adophe Villette, ai Nabis, i Simbolisti e gli umoristi, l’atmosfera magica del tempo. E dopo una carrellata di immagini, stampe e disegni, dulcis in fundo, la ricostruzione del teatro d’ombre, con tanto di sottofondo di musica dell’epoca. Ma a cosa si deve il nome del locale? Secondo alcuni lo Chat Noir è stato battezzato così in onore di un gatto nero che Salis trovò sul marciapiedi durante i lavori, secondo altri il simbolo del gatto nero era stato ripreso da un disegno trovato sul muro durante il restauro.
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