Domenico Quirico ha scritto ieri in un’editoriale sulla Stampa (“La guerra che stiamo sottovalutando”) un commento molto duro sull’islam e sulla «prossima guerra che ci attende, si avvicina, già incombe». Traendo spunto dagli ultimi episodi di cronaca, il celebre inviato che è stato sequestrato per cinque mesi dai ribelli in Siria scrive che in questa guerra si contrappongono due fronti. «Da una parte l’Occidente, noi», dall’altra «l’Islam radicale determinato a vendicare i secoli dell’umiliazione, a ricostruire con i soldi dell’Arabia Saudita e del Qatar, grande invincibile, la terra del vero dio. Oggi ad essere colpita è Nairobi, e a colpire sono gli shebab. Domani sarà la Tunisia, la Siria, l’Egitto».
NON ESISTE L’ISLAM MODERATO. Questo conflitto non rimarrà isolato nel Medio oriente, lontano da noi. Ci entrerà in casa. «E poi toccherà, almeno nei loro sogni – scrive Quirico – a Al Andalus, la Spagna che, come mi hanno raccontato gli uomini di Al Qaeda di cui sono stato prigioniero, è “terra nostra e la riprenderemo”». Il giornalista è molto duro nel giudicare l’indolenza dell’Occidente «spaurito e volutamente distratto», che è ancora «saldamente deciso a seguire un mito di un Islam moderato, educato che esiste solo nei libri (e nelle bugie), disperatamente aggrappato al calendariuccio delle nostre nobili comodità».
A questo Occidente, «sfugge la semplicità brutale del problema. L’Islam fanatico che era un semplice guaio di polizia che ci costava soldi e rendeva complicata la vita, ma non era letale, sta per diventare un problema militare. Quando si è deboli e brutali, come lo è oggi l’Occidente, si è molto più odiati di quando si è forti e brutali ed è ciò che sta accadendo ora».
IL CALIFFATO. A Nairobi si vedono «i primi morti della guerra che verrà», e sono monito di quel che «sta per ripetersi in Siria: una rivoluzione troppo debole, gli islamisti che si preparano dopo la cacciata di Assad a imporre la loro legge, Il Califfato, una società olistica ripiegata su se stessa e sul passato, sembrava un sogno retorico, ma si materializza ogni giorno di più nei fatti. Il partito di dio e i suoi eserciti dimostrano di essere in grado di aprire nuovi fronti. In una guerra santa la morte diventa un combustibile, un mezzo per un fine in sé».