Il Correttore di bozze ha l’ego atrofizzato. Egli ha un’opinione talmente bassa di se stesso che da anni ormai parla in terza persona, se possibile insultandosi. È per questo che stima così profondamente le persone che sanno prendersi taaaanto sul serio, quelle che quando si chiamano in causa non temono di usare la parola “Io”, con la i maiuscola. Il massimo esponente degli “Ii”, si sa, è Eugenio Scalfari, il Fondatore di Repubblica, con la f maiuscola. E sono poche le firme di quel quotidiano che possono competere con lui (anzi, Lui) a livello di autoammirazione. Uno è certamente Michele Serra, celebre autore televisivo (solo “tv di qualità”, ovvio) ed esplicito sostenitore seriale della superiorità morale non solo di “Io” rispetto a “loro”, ma anche in generale della sinistra rispetto alla destra, dei progressisti rispetto ai conservatori, degli intellettuali rispetto ai correttori di bozze.
Infatti oggi il Correttore di bozze è rimasto di stucco quando ha intravisto nell’“Amaca”, la rubrica di Michele Serra su Repubblica, un barlume di autocritica: «Sperare che Grillo conceda uno spiraglio d’intesa, o anche solo di ascolto, a qualunque forma politica che non sia quella da lui creata e controllata, è pura illusione (lo dico da illuso conclamato, primo firmatario di un appello in favore di un governo di cambiamento rivolto anche a lui e ai suoi)», scrive l’alter Ego, indisposto dalle bizze di Beppe Grillo che impediscono al futuro governo del Pd di sbocciare in tutto il suo promesso fulgore. «La sua forza sta nell’isolamento, nel potere di veto e di distruzione, nella “superiorità” anche logistica che i suoi deputati e senatori hanno scelto in Parlamento». Anche Serra, dunque, dopo aver tentato invano di perorare presso il comico genovese la causa bersaniana, si è accorto con acume (magari aiutato da tutti quei vaffanculi) che Grillo non intende «mai mischiarsi, mai confondersi, mai abbassarsi allo stesso livello degli altri, massa indistinta di contaminati».
Ed è qui che arriva la bomba. Scrive Serra: «Fino a che se ne rimane nel suo e tra i suoi, Grillo può comodamente definire “padri puttanieri” anche persone alle quali, faccia a faccia, probabilmente non oserebbe dirlo. Rischierebbe un ceffone in pieno viso, come può capitare quando si offende così orribilmente un essere umano in carne e ossa. Fatta da lontano, la politica è a rischio zero».
E bravo Miché, annuisce il Correttore di bozze. Gliele dicesse in faccia le parolacce Grillo, al povero Bersani. Troppo facile «fare la politica da lontano», troppo facile dare di “puttanieri” ai politici da un blog, dove un cacasotto qualsiasi può «offendere orribilmente un essere umano in carne e ossa» senza manco rischiare il «ceffone in pieno viso» che meriterebbe. Daje Miché, prendilo a scoppole il comico fellone.
Contagiato dall’indignazione di Serra, il Correttore di bozze si offre per contribuire a dare la giusta manica di botte a Grillo. A patto che poi la squadraccia democratica si occupi anche di quel tale che scriveva le seguenti «orribili offese»:
«Ne abbiamo le tasche piene, francamente, di politici (soprattutto di centrodestra, soprattutto ferventi cattolici) che disegnano per la Nazione tracciati di castità e morigeratezza, però con ampie deroghe per se stessi. Divorziati che inneggiano alla famiglia monogamica, puttanieri che amano molto il papa, bigami che sfilano al Family Day, tutti uomini di mondo in privato e bacchettoni in pubblico» (31 luglio 2007)
«Fossimo buoni cristiani, o più banalmente brave persone, dovremmo farci umanamente carico non del signor B (lui è irrecuperabile, e comunque basta a se stesso), ma del triste gruppetto di persone che ieri lo applaudivano sghignazzando mentre diceva la sua battutella omofoba. (…) Noi possiamo continuare ad augurarci, non importa se per un giorno o per altri vent’ anni, che il signor B si levi di torno, e vada ad Antigua con i suoi bauli di quattrini e di fanciulle. Rimarremo, però, in compagnia di quella triste claque ignara, nella suburra italiana convinta che un puttaniere innamorato di se stesso sia, a prescindere, migliore di un “frocio” innamorato di un altro» (3 novembre 2010)
Quel tale si chiama Michele Serra e tiene su Repubblica una rubrica intitolata “L’amaca”. Tu guarda le coincidenze. E il Correttore di bozze si è limitato a citare i primi risultati prodotti da Google combinando “Michele Serra” e “puttaniere”. Chissà quanti altri modi si è inventato in questi anni, il Serra, per «offendere orribilmente» certi «esseri umani in carne e ossa» dei piani inferiori che purtroppo si ostinano a non andare affanculo. «Abbiamo tutti fatto il militare a Cuneo – scrive sempre Serra rivolto ai “puttanieri che amano molto il papa” – ma proprio per questo cerchiamo di evitare di impartire lezioncine agli altri». Ecco. Basta lezioncine. Da domani solo schiaffoni.