Pubblichiamo la rubrica di padre Aldo Trento contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Ho perso mia moglie da oltre un anno. Il mio dolore è immenso. Era un bellissimo fiore nella mia vita e nella vita dei miei figli, era il sorriso sul nostro mondo. Ho perso anche la mia fede in Dio, un Dio che non ha ascoltato il nostro grido, anzi, mentre lo pregavamo, si è voltato da un’ altra parte. Ho sempre sperato nel suo aiuto, dalla gioventù fino a un secondo prima dell’ultimo respiro di mia moglie.
Le chiedo se sia a conoscenza di persone affidabili e in conformità con gli insegnamenti della Chiesa, di anime vicine a Dio, mistici (come lo sono stati Natuzza o Padre Pio) in grado di darmi notizie di mia moglie, dove si trova e se ha bisogno di preghiere, se ci vede, se ci ama ancora, se ci riconosceremo un giorno.
Lettera firmata
Da circa 6 anni convivo con l’anoressia, nei periodi “migliori” mi accompagna anche la depressione. Mi sento schiava, schiava di una malattia che mi sta logorando l’anima. Ho avuto anni duri, fatti di ricoveri, medicine, psicoterapie dove la mia unica considerazione era “quanto mi faccio pena, un fallimento, un aborto quasi, di quel Dio che tutti dicono esistere”. Qualche mese fa ho incontrato l’amore, quello vero, che mi ha guardata per quella che ero, in tutta la mia infinita imperfezione, mi ha amata da subito e attraverso lui ho sperimentato l’incontro con Cristo. È emersa una nuova donna, più vera e bisognosa di Cristo.
Ma c’è ancora il fardello dell’anoressia che mi appesantisce, talvolta non mi permette quasi di respirare e la rabbia, la collera, la disperazione e la rassegnazione hanno il sopravvento. Perché Cristo mi ha dato tutto ciò?
Anna
Sempre mi domando il motivo per cui il Signore ha scelto questo peccatore per edificare questo piccolissimo villaggio della carità. Perché ha scelto me e non un dottore in teologia o filosofia? Perché me, addirittura vittima di un grande esaurimento? Il Mistero non ha bisogno di “sapientoni”, di teologi che discutano sul Mistero del dolore, ma che del dolore non hanno mai fatto esperienza.
Uno deve passare per le forche caudine per sentire come proprio il dramma dell’amico che chiede disperatamente dove è finita la moglie morta prematuramente. Le domande di quest’uomo, la sua ansia di incontrare qualcuno che possa dirgli dov’è la sua sposa superano qualsiasi risposta che uno pretende di dare. Solo dentro un’esperienza di fede, dentro una familiarità con Gesù, uno nel tempo comincia a riconoscere che la persona tanto amata è viva e che un giorno tornerà a vederla.
Dieci anni fa mio fratello ha perso le sue due uniche figlie, una a causa di un tumore, l’altra per un incidente stradale. La disperazione si impadronì totalmente di mio fratello e di mia cognata.
Dopo dieci anni di silenzio
Arrabbiatissimi con Dio, non vollero che fossi io a celebrare la Messa, perché rappresentavo quel Dio che in modo brutale aveva rubato loro le uniche figlie. Mia cognata ha “girato” mezzo mondo per incontrare qualcuno che le dicesse dove erano finite le figlie. Per dieci anni ho accompagnato in silenzio il loro dolore, pregando Dio perché parlasse al loro cuore. E un piccolo miracolo è accaduto quando, dopo dieci anni di silenzio, mi hanno invitato a casa loro.
Non ero più il “rappresentante” di un Dio vendicativo, ma una finestra attraverso la quale il Mistero incominciava ad entrare nella loro vita, mostrando il suo volto di Padre.
«È necessario soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina», scrive Mounier. E questo vale anche per Anna, nella tormenta che l’avvolge. Dio le ha dato una persona che la ama, coinvolgendola in una compagnia più grande. E sarà solo nella fedeltà a questa amicizia che pazientemente uscirà dal cumulo di sofferenze che sembrano schiacciare la sua vita. Quante volte nei lunghi anni della depressione ho detto: «Perché Cristo mi ha dato tutto questo?». Oggi la risposta è chiara per chi vuole ascoltarla.
Dio ha fatto di me, mediante un duro lavoro di purificazione, lo strumento per mostrare il suo amore. Una ragazza gravemente anoressica è stata qui con me alcuni anni fa, poi si è sposata, e oggi ha due figli. Anni di dolore condivisi con dei volti amici sono sbocciati come alberi in primavera.
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