Una decina di giorni fa bastava fermarsi alla prima pagina di Repubblica per scoprire che “la Cei” aveva detto “no al family day”. Era per l’esattezza venerdì 8 gennaio e il Correttore di bozze, baciapile di un prete mancato, se lo ricorda come fosse ieri. Il lancio in prima era esattamente questo: “La Cei: no al family day”.
E nelle pagine interne, precisamente la 17 (il Correttore di bozze ci tiene ad apparire puntiglioso quando si tratta di gossip tonacato), la notizia era confermata con un titolo netto: “Il gelo dei vescovi sul nuovo Family Day. ‘Non serve protestare'”, mentre il sommario identificava questa addirittura come “la linea di Papa Francesco”.
Bisognava poi addentrarsi nella lettura dell’articolo firmato da Paolo Rodari per scoprire come la questione fosse in verità molto meno limpida. Il “gelo dei vescovi” rispetto alla manifestazione del 30 gennaio rimaneva confinato nel titolo, mentre il pezzo era ricolmo esclusivamente di «posizioni eterogenee all’interno della Conferenza episcopale» e di espressioni tipo vedremo, non abbiamo ancora deciso, ci stiamo giusto riunendo or ora.
E quel “no” secco al family day attribuito in prima pagina nientemeno che “alla Cei”? Maddài. Qualunque giornalista con un minimo di infarinatura ideologica e un briciolo di zelo clericale (il Correttore di bozze in questo campo deve tutto ai colleghi di Repubblica) sa perfettamente che chi ben titola è a metà della propaganda.
Ebbene anche oggi, come sempre ormai, bisognava compulsare Repubblica per scoprire l’opinione “della Cei” sul family day. Il nuovo “retroscena”, però, firmato questa volta da Marco Ansaldo, non era ahinoi lanciato con altrettanta visibilità. E così, mentre in prima pagina il quotidiano cincischiava con un genericissimo “duello laici-cattolici Pd” sul ddl Cirinnà, il Correttore di bozze è dovuto arrivare a pagina 6, taglio basso, per apprendere che secondo Repubblica i vescovi avevano dato “Via libera al Family Day con il placet del Papa”.
Oggi bisognava dunque leggere la pagina 6 di Repubblica per scoprire che la netta presa di posizione del presidente della Cei Angelo Bagnasco contro il ddl Cirinnà e a favore del Family Day rappresenta una «novità» che discende da «un assenso determinante a una nuova linea, prima piuttosto tiepida sull’evento espressa dal segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino: quello del Papa».
E in effetti non è detto che l’asserito “placet del Papa” alla manifestazione meritasse un lancio in prima pagina (sicuramente non quanto lo meritava dieci giorni fa il categorico “no” immaginario della Cei presunta). Però, quella righina in cui Ansaldo osserva come il povero Galantino «negli ultimi tempi non sembra più godere dell’appoggio totale e incondizionato di Jorge Bergoglio», ecco, quella doveva averlo sì, il titolo di apertura dell’unico quotidiano italiano specializzato in beghe da sacrestia.