Ieri sera, rincasando dalla messa di mezzanotte, ho trovato un pacchetto appoggiato sul mio zerbino. Non una strenna, era proprio un pacco postale con la carta marroncina, lo spago e il mio indirizzo scritto sopra. Mi sono subito insospettito, anche postini e corrieri a una cert’ora chiudono bottega.
Con un piede gli ho dato un leggero colpetto e un piccolo sbuffo di polvere bianca si è posato sulla punta della scarpa. Il terrore mi ha ghiacciato il sangue. Mi sono levato il cappotto e l’ho buttato, in fretta e furia, sopra pacchetto e zerbino per cercare di contenere il contagio. Poi ho aperto l’uscio e ho spinto dentro il tutto.
Una volta entrato in casa ho preso un sacco grande della spazzatura e, con gesti lenti e misurati, vi ho infilato pacco, cappotto e zerbino. Ho chiamato subito i carabinieri ma mi hanno preso per uno di quegli svitati che nei giorni di festa danno di matto. Il destino del mondo si è poggiato sulle mie spalle.
Ho messo il sacco sotto la lampada della scrivania, con uno strofinaccio da cucina mi sono fatto una mascherina e ho messo, brandendo un taglierino, il braccio destro nella busta. Lavorando con i denti e la mano sinistra ho sigillato con il nastro adesivo il sacco intorno all’avambraccio destro.
Per prima cosa ho tagliato lo spago; poi ho inciso gli spigoli superiori del pacchetto fino a poterlo scoperchiare. Con cautela ho sollevato il lembo di sopra e ho sbirciato dentro. Si intravedeva un oggetto sferico. “Ora o mai più” ho pensato e con gesto deciso ho aperto la scatola.
E’ rotolata fuori una palla di vetro vistosamente incrinata; c’era, all’interno una gondola coperta di neve finta. Sotto il piedistallo della gondola una scritta: Buon Natale!