IL CASO
«Il caso riguarda una coppia di lesbiche italiane, sposate in Spagna, che poi avevano deciso di divorziare contando sulla legge zapaterista. Con la coppia anche una bambina, nata con il ricorso alla fecondazione eterologa, per la quale il giudice spagnolo aveva stabilito una forma adottiva per garantire collocazione abitativa e mantenimento. Lo scorso anno le due donne si erano rivolte all’ufficiale di Stato civile di Pavia per avere la trascrizione dell’adozione. Richiesta che era stata bocciata, visto che nel nostro Paese non esistono norme che regolano l’adozione legittimante. Nell’ottobre scorso la Corte d’appello di Milano ha invece dichiarato l’efficacia del provvedimento con cui una delle due donne aveva adottato la figlia della sua ex “moglie”. Una sorta di “stepchild adoption” in salsa iberica».
Luciano Moia, Avvenire
A TUTTI GLI EFFETTI
«I giudici sottolineano come la bambina, ora dodicenne, abbia vissuto con entrambe fin dalla nascita. Da loro è stata “allevata, curata e mantenuta e ha costruito stabili e forti relazioni affettive”. Con il divorzio i diverbi e le incomprensioni non sono mancate. Ma con le stesse dinamiche che contraddistinguono le coppie di genitori che si lasciano. La sentenza di divorzio spagnola, come del resto quella di matrimonio, non viene riconosciuta. Ora però la piccola, anche in Italia, ha a tutti gli effetti due mamme riconosciute dallo Stato».
Tiziana De Giorgio, la Repubblica
OLTRE
«L’anno scorso il Tribunale dei minori di Roma aveva riconosciuto la seconda mamma, cosiddetta “sociale”, di una bambina nata da una coppia di donne grazie alla fecondazione eterologa. Ma lì si trattava di un’adozione più limitata, quella “in casi particolari”, che ha molte restrizioni rispetto alla filiazione naturale, non garantisce la parentela (il bambino acquista il secondo genitore, ma non nonni, zii e cugini dalla sua parte) ed è subordinata al vaglio di un giudice che deve esaminare il rapporto tra l’adulto e il bimbo. È questa lo stesso tipo di adozione ristretta prevista nel disegno di legge Cirinnà in discussione in Parlamento (nota come stepchild adoption). Nel caso di Milano invece i giudici sono andati oltre e con un’adozione “legittimante” hanno garantito la genitorialità piena alla madre non biologica, trascrivendo un atto redatto in Spagna (dove le donne risiedono). La mamma sociale acquista così uno status uguale a quello della madre naturale».
Elena Tebano, Corriere della Sera
ADOZIONE PIENA
«La decisione arriva a stretto giro dopo le due sentenze del Tribunale per i minorenni di Roma, che nei mesi scorsi aveva già suscitato clamore riconoscendo l’adozione di due bambine nate grazie alla procreazione assistita da parte delle compagne delle mamme biologiche. In entrambi i casi, i giudici avevano fatto ricorso all’articolo 44 della legge 184 del 1983 che contempla l’adozione in casi particolari. Mai un’adozione piena. “L’unica che crea legami familiari per i bambini non solo con i genitori adottivi, ma anche con i loro parenti, come nonni e zii”, spiega Marco Gattuso, giudice di Bologna e direttore di Articolo 29, portale specializzato in studi giuridici sulla famiglia, l’orientamento sessuale e l’identità di genere».
Tiziana De Giorgio, la Repubblica
APERTO CONTRASTO
«”La sentenza – spiega l’avvocato Anna Galizia Danovi, presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia – fa richiamo sia ad una serie di pronunciamenti internazionali, sia alle indicazioni della nostra Consulta, ma poi va molto al di là perché si connette ad un impianto normativo inesistente”. L’osservazione è chiara: “Come è possibile riconoscere qualcosa che le nostre leggi non prevedono, anzi che appare in aperto contrasto con queste norme?”, si domanda l’esperta. “In questo caso il dato che è alla base delle nostre leggi sulle adozioni viene completamente superato e addirittura sostituito da un’adozione legittimante che non sembra giustificata da alcuna norma del nostro ordinamento”».
Luciano Moia, Avvenire
PERFETTAMENTE COERENTE
«La Corte d’Appello di Milano rompe un argine e sancisce la possibilità di adozione “legittimante” da parte di una coppia di mamme. Ancora una volta, mentre la politica si avvita su se stessa in discussioni ideologiche puntando a limitare i diritti, un tribunale svela come sia perfettamente coerente col nostro ordinamento giuridico un’adozione piena da parte di due genitori dello stesso sesso».
Sergio Lo Giudice, senatore del Pd
INUTILE DISCUTERE
«È inutile che in Parlamento si discuta di unioni civili e “stepchild adoption” se i giudici scavalcano e si sostituiscono al legislatore».
Luca Sequeri, deputato di Forza Italia
STATO DI DIRITTO
«La Corte d’appello di Milano (…) non solo ha accettato la trascrizione nel nostro Paese di un’adozione all’interno di una coppia di lesbiche decisa in Spagna, ma ha addirittura preteso che l’adozione fosse “piena e legittimante”, creando una possibilità che, su questo punto specifico, non trova riscontro nel nostro codice. Altro che sentenze fantasiose, qui siamo alle norme immaginarie. Eppure, la decisione ha una sua, paradossale e ulteriore efficacia. Aiuta a capire che l’ultima frontiera del far west che si annuncia non potrà che essere un divieto esplicito e insuperabile – con l’impossibilità di avere il figlio così ottenuto – per l’utero in affitto e il commercio di gameti umani. E poi è tempo di rispondere una volta per tutte a una domanda: ma davvero in uno Stato di diritto, i giudici possono trasformarsi in legislatori?».
Avvenire
Foto stepchild adoption da Shutterstock