Quasi sette milioni di spettatori, 6 milioni e 700 mila per l’esattezza, e un incasso di 43,8 milioni di euro. Dopo appena tre settimane di programmazione Sole a catinelle di Checco Zalone è già il film italiano di maggiore incasso. E si prepara, stando ai dati Cinetel diffusi da Box Office, a stracciare tutti gli altri anche in quanto a numero di spettatori (Avatar, attuale detentore del record, si è fermato a sette milioni e mezzo).
CONTROCORRENTE. Perché «Zalone sbanca»? È la domanda a cui prova a rispondere Davide Rondoni in un editoriale pubblicato da Avvenire. Il comico pugliese, secondo Rondoni, piace innanzitutto perché «ha coraggio». «Abbiamo avuto molti comici e autori di commedie bravi ad andare nel verso della corrente», scrive il poeta romagnolo. E mentre i colleghi di Zalone sono per lo più «bravi nel sottomettere il loro talento a facili battaglie di costume o politiche», lui ha trovato «il coraggio di non andare solo nel verso della corrente. Ha preso di mira nella sua carriera di uomo di commedia luoghi comuni e stereotipi inattaccabili».
BASTA CON I VECCHI SCHEMI. Zalone, spiega Rondoni, «senza abbassarsi mai a banale trivialità, ha finora costruito personaggi buffi e umanissimi (come siamo un po’ tutti), che hanno a cuore le preoccupazioni manifeste e segrete di tante persone comuni (i figli, l’amore, come cavarsela con la crisi…)», e la sua bravura sta nell’evitare di affrontare tutto ciò con gli «schemi vecchi e parziali» degli altri, i quali spesso, non a caso, cadono vittime di un «facile e banale sentimento antipopolare».
RISATE CHE FANNO PENSARE. A proposito di comici e commedie, Rondoni arriva a paragonare il nuovo mattatore al «fenomeno Benigni – capace con il suo Dante di far ridere, pensare e commuovere»: anche Zalone infatti «offre agli italiani lo specchio dove guardarsi meglio, ridendo e pensando su se stessi». In particolare, Sole a catinelle secondo l’editorialista di Avvenire si merita il successo che sta ottenendo perché «pone al centro la drammaticità e il valore dei legami familiari, ironizza su certa cultura contemporanea, invita ad affrontare la crisi senza avvilimento, e addirittura rende un omaggio alla sacralità della vita con linguaggio grottesco dinanzi alla seduzione dell’eutanasia».
QUELLA POSITIVITÀ ULTIMA. Si tratta insomma «una lettura in chiave comica di questioni che agitano gli strati diversi della nostra società». Una lettura – prosegue Rondoni – affrontata con un «coraggio che consente di mettere a nudo atteggiamenti da benpensanti, che smitizza emblemi e luoghi comuni del potere e della moda». Se ne sentiva il bisogno in un’epoca in cui «troppa comicità è servita da zerbino (o da quinta colonna) a lotte politiche». Zalone, al contrario, indica «un terreno per così dire più rischioso che quello offerto dalla scena politica: la vita della gente comune, il dramma dei sentimenti e degli affetti, la fatica del vivere e la ricerca di una positività ultima dell’esistenza». Per questo, conclude il poeta, la sua «è una comicità che non lascia uno strascico d’amarezza, se non in chi certi risultati al botteghino vorrebbe farli al suo posto».