«L’esperienza che ora state facendo è straordinaria e importantissima, anche se alla fine dovrete ritornare giù su questa Terra come tutti noi. Quando tornerete, sarete molto ammirati e trattati come eroi che parlano e agiscono con autorità». Benedetto XVI si è rivolto con queste parole ai 12 astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, durante l’inedito collegamento di ieri. Per primo tra gli astronauti, la parola tocca a Dimitri Kontradieff, capo missione russo, che dice: «Benvenuto a bordo Sua Santità. Non vediamo confini da qui, ma sappiamo che ci sono le guerre in Medio Oriente e le difficoltà in Nord Africa. Molte delle guerre sono per l’energia e noi qui viviamo una situazione, invece, in cui l’energia non manca. Dobbiamo capire come evitare le guerre».
Il Papa, oltre a sentire gli astronauti, li vede sullo schermo. Mentre gli astronauti lo sentono solo ma non vedono la sala del Palazzo Apostolico da dove Benedetto XVI parla con loro. Contribuisce a creare l’emozione di una situazione così particolare il ritardo di circa 5 secondi sul suono. Il Papa appare entusiasta del collegamento e per tutti i 20 minuti dell’inedita udienza via etere manifesta il suo interesse con lo sguardo e le parole. Ascolta le informazioni sulla posizione della Stazione in cui sono i suoi interlocutori, sui movimenti e le finalità della missione. E quando inizia a parlare rileva fin da subito: «L’umanità sta attraversando un periodo di progresso estremamente rapido nel campo delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche. In un certo senso voi astronauti rappresentate la sperimentazione del futuro, l’andare oltre i limiti che viviamo ora nel quotidiano. Vi chiamo perché sono curioso di sapere da voi esperienze e riflessioni».
E aggiunge: «Come può la scienza contribuire alla causa della pace?». Benedetto XVI fa la sua domanda riflettendo su quanto debba sembrare assurdo, vedendo la terra da così lontano, pensare che gli uomini si uccidano gli uni gli altri. Benedetto XVI ricorda poi che ci sono seri rischi per l’ambiente e per la sopravvivenza del Pianeta e delle future generazioni e chiede se – vista dallo spazio – la nostra terra fa più pensare ai possibili danni. «Uno dei temi sui quali ritorno spesso nei miei discorsi – sottolinea il Pontefice – è quello della responsabilità che tutti abbiamo per l’avvenire del nostro pianeta. Richiamo i seri rischi che si prospettano per l’ambiente e per la sopravvivenza delle future generazioni. Gli scienziati ci dicono che dobbiamo essere vigili e, da un punto di vista etico, dobbiamo ugualmente sviluppare la nostra coscienza».
Il Papa vuole interrogare i suoi interlocutori. «Dal vostro straordinario punto di osservazione come vedete la situazione sulla Terra? Vedete segni o fenomeni ai quali dobbiamo prestare maggiore attenzione?» chiede Benedetto XVI. «Santità – risponde Ron Garan, statunitense – il nostro è davvero un punto di osservazione privilegiato. E’ un grande onore parlare con lei ed ha ragione che da quassù si gode di uno straordinario punto di osservazione. Da una parte possiamo vedere quanto il nostro pianeta sia indescrivibilmente bello, dall’altro possiamo capire quanto sia estremamente fragile. L’atmosfera, per esempio, se vista dallo spazio è sottile come un foglio. E fa riflettere il fatto che questo strato tanto sottile è ciò che separa ogni essere vivente dal vuoto dello spazio ed è tutto ciò che ci protegge».
«Ci sembra incredibile osservare la terra – continua – che è sospesa nello scuro dello spazio e pensare che noi siamo qui insieme, viaggiando attraverso l’universo in questa bella e fragile oasi. E ci riempie di speranza pensare che tutti noi a bordo di questa incredibile stazione orbitante, costruita grazie al partenariato internazionale di molte nazioni, compiamo questa sorprendente impresa. Ciò dimostra che lavorando insieme e cooperando possiamo superare molti dei problemi del nostro pianeta e risolvere molte delle sfide che i suoi abitanti devono affrontare. Ed è un posto bellissimo per lavorare e osservare il nostro bellissimo lavoro».
Mike Finchke aggiunge che c’è un universo da esplorare e che da lì è ancora più evidente che si deve farlo insieme, perché insieme si vive il Pianeta che ospita l’umanità. Benedetto XVI ricorda l’impegno attuale per «nuove istallazioni e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani» e accenna alla medaglia d’argento consegnata all’astronauta Roberto Vittori raffigurante la creazione dell’uomo di Michelangelo da portare in questa importante missione.
Così la medaglia viene mostrata con simpatia, viene fatta aleggiare nella Stazione in assenza di gravità, e c’è un entusiasmo quasi giovanile da parte degli astronauti, che non si spegne quando, in modo estremamente delicato, il Pontefice introduce il tema di Dio. «Nel mezzo del vostro lavoro nello spazio – dice – vi fermate a riflettere sul mistero e vi capita di dire una preghiera al Creatore? O è più facile riflettere su tutto ciò una volta tornati sulla Terra?». Risponde Roberto Vittori che parla della «bellezza del Cielo e dell’universo» come prova dell’esistenza di Dio. E ricorda anche che «il blu è il colore del cielo e dell’Aeronautica Italiana».