I Rettori di molte importanti università italiane si sono dimessi in segno di protesta perché sono stati tagliati i fondi e siamo il fanalino di coda nella ricerca. Nel frattempo si profila l’eventualità di una commissione che metta al vaglio l’oggettività dei testi di storia. Ottima provocazione, ma non basta. Due fatti distinti, ma il problema rimane lo stesso: una politica della formazione non al passo coi tempi. Pare che si difendano degli interessi corporativi senza pensare veramente alla formazione delle persone. Essa invece è il vero investimento nel quale si misura la lungimiranza di una politica al servizio della persona come soggetto attivo della comunità. Sia data la possibilità di scegliere la scuola (i testi sono solo strumenti) in piena libertà. E si diano alla ricerca i fondi necessari perché continui a esistere. Serve più libertà per cambiare questo sistema obsoleto. Famiglie, studenti e docenti devono essere soggetti di cultura e non vittime – o funzionari – d’apparato. Siamo ancora in attesa di questa “rivoluzione liberale”. Accadrà poi che in regime di libertà anche la scrittura della storia sarà più libera.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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