Quelli prodotti nel carcere di Padova «sono i panettoni più buoni del mondo». Parola di Bruno Abate, chef italiano che ha conquistato Chicago negli anni Novanta con tre ristoranti che oggi sono frequentati da vip del cinema, come Johnny Depp, Morgan Freeman, Clint Eastwood. Il cuoco italiano vuole esportare il modello Due Palazzi anche Oltreoceano, nel penitenziario della capitale dell’Illinois.
«NE HO PARLATO CON LO SCERIFFO». Dopo prestigiosi riconoscimenti culinari, e dopo l’onore di aver servito i pranzi natalizi prima di papa Benedetto XVI poi del suo successore Francesco, nuovi apprezzamenti arrivano ai panettoni del carcere di Padova, per voce appunto di Bruno Abate che ha raccontatao al sua storia al Mattino di Padova, durante una visita al carcere. «Quattro anni fa sono tornato in Italia a trovare mia figlia», sono le sue parole, «lei mi ha raccontato di un’amica che aveva il padre in prigione ma stava bene perché lo facevano lavorare, guadagnava anche dei soldi, aveva imparato un mestiere ed era sereno. E viveva proprio nel carcere di Padova. Questa cosa mi ha colpito profondamente». Da lì è venuta l’idea di provare a proporre sistemi di lavoro simili anche nel carcere di Chicago, dove Abate fa volontariato insegnando ai detenuti elementi di cucina: «Ne ho parlato con lo sceriffo di Chicago, stiamo trovando lo spazio nel carcere per fare qualcosa di simile a Padova, che considero all’avanguardia mondiale».
USA, IL PANETTONE È SEMPRE PIU’ AMATO. In America la cucina italiana riscuote successo ovunque, e il panettone è un dolce che diventa sempre più apprezzato. Abate vorrebbe che i pasticcieri della Giotto andassero proprio a Chicago per insegnare ai detenuti l’arte del tipico dolce milanese, di cui poi lui vorrebbe coordinarne la produzione. «Boscoletto (il responsabile della Cooperativa Giotto, ndr) ha grande capacità, è un uomo pronto a superare qualsiasi difficoltà per raggiungere un obiettivo in cui crede. Proprio come me. Ho visto nel carcere Due Palazzi dei grandi professionisti che muovevano le mani sulla pasta come se stessero suonando un violino. Voglio tornare a Padova per lavorare qualche giorno con questi detenuti, gliel’ho promesso quando li ho incontrati».