Il coniglio brucava nel suo orto. Perciò è finito in padella. La morale della storia? «Coniglio mangia prezzemolo, io mangio coniglio». Lo ha twittato Jeanette Winterson, romanziera britannica, dopo aver ucciso un coniglio, nella sua casa di campagna, e averlo affettato per pranzo. Le foto del leporide scuoiato sono finite su twitter e hanno suscitato lo sdegno degli animalisti. La svolta da “cacciatrice domestica” della Winterson – autrice specializzata in temi lesbici e alimentari – ripresa dai giornali inglesi, non è andata giù nemmeno ad alcuni dei suoi lettori, che hanno minacciato di boicottarla. E lei? Come ha cercato di difendersi? Ovviamente accampando scuse ambientaliste.
ERO VEGETARIANA. Winterson può essere considerata un simbolo del politically correct britannico: lesbica, anti-capitalista, si batte per la parità di genere e ha un passato di nove anni da vegetariana («non perché non volessi mangiare animali ma perché odiavo l’allevamento industriale», precisa su Twitter). Quando però ha pubblicato la foto del coniglio scuoiato, reo di avergli distrutto piante di rose e prezzemolo, qualcuno l’ha accusata di pensare agli animali solo come cibo che zampetta sulle proprie zampe («con solo la pelliccia e la testa sembra un bel pupazzo», ha scritto parlando del coniglio morto).
CIBO BIO. Attaccata dai twittaroli animalisti, l’autrice de Il sesso delle ciliege, ha dovuto difendersi dall’accusa di essere una donna delle caverne, spiegando che si è trattato di un “coniglicidio” eco-friendly. Non ha infatti prodotto «nessuno spreco, nessun imballaggio, nessun procedimento industriale». È «cibo a chilometro zero», ha spiegato a chi la accusava. I conigli «vengono venduti al mercato – ha proseguito – perché non dovrei mangiare quello che ho catturato?». Winterson non solo ha spiegato che la sua trappola rudimentale non ha emesso co2, ma ha giustificato il suo comportamento con il riequilibrio dell’habitat rurale della campagna inglese, dove, secondo la scrittrice, i conigli sono talmente tanti da essere diventati «come la peste». Per questo, conclude candidamente, «vanno abbattuti».