«Certamente non tutti i musulmani sono terroristi, tuttavia è con dolore che affermiamo che la maggior parte dei terroristi nel mondo sono musulmani». Questa frase, scritta all’indomani della strage di Beslan, il 3 settembre 2004, in un editoriale sul quotidiano arabo internazionale Asharq alawsat, ha fatto il giro del mondo. L’autore è Abd al Rahman al Rashed, ex direttore del suddetto quotidiano e attualmente direttore della televisione satellitare araba al Arabiya. Si tratta di uno dei più accaniti nemici dell’estremismo islamico. Non a caso è irraggiungibile, irreperibile per motivi di sicurezza.
Di recente ha scritto un altro editoriale infuocato contro gli estremisti islamici. La domanda che si pone al Rashed è la seguente: «Perché gli islamisti che predicano l’odio contro l’Occidente continuano a vivere in Occidente?». Tre gli islamisti, uno dei quali ci riguarda da vicino, che vengono citati nell’articolo: «Il denominatore comune tra Abu Qataba, attualmente in carcere in Gran Bretagna, Osama Nasser, rapito a Roma, e Omar Bakri, fuggito da Londra, è che tutti vogliono vivere in Occidente, non nella loro terra d’origine. L’imam Abu Omar, rapito dalla Cia e riportato in Egitto, chiede a sua volta di ritornare a Milano, la città della moda, ed esige addirittura un risarcimento in denaro». La risposta è tanto semplice quanto amara e dovrebbe fare riflettere i governi occidentali: «È incredibilmente ovvio che tutti e tre godono dei benefici del governo che disprezzano: esigono aiuto economico, sicurezza, stato di diritto, giustizia e libertà d’espressione che questi governo offrono. Non è il massimo dell’ipocrisia? (.) Si tratta di predicatori d’odio estremisti che vivono in Occidente e incitano i musulmani in Oriente contro le nazioni occidentali. (.) È disgustoso vedere scrittori che denunciano le azioni dei governi occidentali, i quali vogliono liberarsi di questi estremisti rispedendoli a casa». Il direttore di al Arabiya ha cercato di aprirci gli occhi. Chissà se qualcuno avrà il coraggio di ascoltarlo, prima che sia troppo tardi. [email protected]