«Scusi ma Celentano a che ora arriva? Noi siamo venute solo per Celentano. Abbiamo letto su Internet che avrebbe suonato», dicono due allegre pensionate, in piazza Venticinque aprile, a Milano, all’ombra dell’enorme scritta Eataly. È il 18 marzo, è la giornata dell’inaugurazione ufficiale, che Oscar Farinetti, il fondatore, ha voluto far coincidere con l’anniversario delle Cinque Giornate di Milano. I lavori per la trasformazione dell’ex Teatro Smeraldo andavano avanti da quasi un anno, con molte polemiche, molti rallentamenti. Ma alla fine ce l’hanno fatta a consegnare alla città il nuovo dichiarato tempio del cibo e della ristorazione.
TAGLIO DEL NASTRO. Poco prima delle 10, L’ora fissata per il simbolico del taglio del nastro, la gente in piazza è poca: per lo più giornalisti annoiati. Arriva Oscar Farinetti, scambia qualche breve battuta sorridendo a tutti, chiacchiera con Carlin Petrini, patrono di Slow Food, che porta al collo la solita sciarpa rossa in cachemire. Quando anche arriva il sindaco Giuliano Pisapia, dopo qualche foto di rito, il nastro tricolore viene tagliato, e si aprono ufficialmente le porte in vetro di Eataly Smeraldo.
POLEMICHE SULLA PIAZZA. I curiosi si spargono per i tre livelli del punto vendita, a piano terra frutta e verdura e conserve, al primo piano la macelleria, l’angolo della “mozzarella show”, al secondo piano le birre e la cantina dei vini, il ristorante Alice, all’ultimo piano il centro congressi dove si terranno corsi di cucina e quant’altro. Al centro della struttura, tutta in vetro e legno (quello originale del teatro Smeraldo) vi è un palco, con un pianoforte e le rappresentanze che fanno gli onori di casa. Comincia a parlare il sindaco Pisapia, che attacca con un riferimento all’amministrazione che l’ha preceduto, quella di Letizia Moratti: «Piazza 25 aprile sembrava deturpata negli ultimi anni. Ai milanesi sembrava impossibile poter ritrovare la bellezza di questo punto della città, deturpato dai lavori infiniti per il restauro e per il parcheggio sotterraneo». Un parcheggio del quale potranno godere proprio i clienti di Eataly, ai quali sarà data la possibilità di un’ora di posteggio gratuito. «Oscar Farinetti ha affrontato una sfida bellissima, e ha riconsegnato la piazza ai milanesi. Ogni giorno uno chef racconterà la sua storia, e tra queste pareti verrà spiegato come alimentazione, gusto e bellezza siano una cosa sola. È un nuovo tassello per la città nella lunga strada verso l’Expo».
PECCATO DI GOLA. Una breve parola la dice anche Gianmario Longoni, proprietario del Teatro Smeraldo, che dai toni malinconici sembra non essersi ancora rassegnato: «Questa era l’unica strada possibile. È comunque una grande prospettiva per questo posto, che non è stato abbandonato». Ciro Tortorella, ex mago Zurlì, butta lì una provocazione: «Io e Farinetti vogliamo chiedere alle autorità religiose di togliere il peccato di gola, introdotto solo nel 12esimo secolo. Prima il settimo peccato capitale era la tristezza, poi è diventata la gola. Ma la gola è allegria, non può essere un peccato». Infine la parola va a Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, con il quale collabora Eataly, nella scelta dei prodotti: «Da sempre c’è una grande amicizia con Oscar, e io sono fiero di quello che fa Eataly, che paga il giusto i contadini e gli artigiani che producono i prodotti. Perché per fare gli chef c’è bisogno di avere i contadini, chi si occupa della Terra e i giovani devono tornare lì. Ed è quello che proponiamo anche per l’Africa, con il nostro progetto per la biodiversità. I soci africani di Slow food hanno già avviato mille orti, e l’obiettivo è di arrivare a 10 mila. Meno missionari in Africa, più orti».